Complesso Turistico Aurora
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castelli e ruderi


ROCCA CALASCIO CALASCIO (AQ)
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
a 18 km dalla struttura

Rocca Calascio è il castello più alto dell'Appennino.
La torre si erge ad una altezza di 1520 m. s.l.m. Domina il versante sud del Gran Sasso d'Italia e si trova ai confini di Campo Imperatore, ai suoi lati scopre: ad ovest il Monte Sirente ed il Velino, a nord il Gran Sasso e Campo Imperatore, a sud e parte di est la Piana di Navelli.

Domina il sottostante paese di Calascio che si trova a 1200 metri di quota. In un documento del 1380 si ha la prima citazione di Rocca Calascio, intesa come torre di avvistamento isolata, ma la costruzione della torre è da collocarsi intorno all'anno 1000. Ad Antonio Piccolomini si deve attribuire, verso il 1480, la realizzazione delle 4 torri attorno all'originario torrione di Rocca Calascio, il muro di cinta attorno al paese e la ricostruzione di gran parte dell'abitato distrutto dal furioso terremoto del 1461.

Nelle vicinanze della Rocca si trova la Chiesa di Santa Maria della Pietà, costruita dai pastori intorno al 1400 per ringraziamento alla Madonna in quanto i soldati dei Piccolomini respinsero, in una sanguinosa battaglia, un gruppo di briganti provenienti dal confinante Stato Pontificio.

Punto di osservazione di elevata strategia militare, era in grado di comunicare, mediante l'ausilio di torce durante la notte e di specchi nelle ore diurne con innumerevoli collegamenti ottici disseminati nel territorio, fino ad arrivare ai castelli della costa adriatica. Con la dominazione aragonese fu istituita la "Dogana della mena delle pecore in Puglia" e la pastorizia transumante divenne la principale fonte di reddito del Regno. Fu quindi un momento di notevole sviluppo per i paesi della Baronia che nel 1470 possedevano oltre 90.000 pecore e fornivano ingenti quantitativi di pregiata "lana carapellese" a citta' come l'Aquila e Firenze.

Nel 1579 Costanza Piccolomini, l'ultima della famiglia, vendette la Baronia, il Marchesato di Capestrano e le terre di Ofena e Castel del Monte a Francesco Maria De' Medici, Granduca di Toscana per 106.000 ducati. Nel 1743 la zona passò sotto la dominazione Borbonica. Nel 1703 intanto un disastroso terremoto aveva demolito il castello ed il ed il paese di Rocca Calascio: furono ricostuite solo le case nella parte bassa dell'abitato e molti abitanti preferirono trasferirsi nella sottostante Calascio. Una progressiva discesa ha ridotto la popolazione da circa 800 abitanti nel 1600 a zero nel 1957. Calascio, a sua volta, ha iniziato il suo declino a fine '800, subendo gli effetti di una massiccia emigrazione nei primi decenni del '900.

Una popolazione di circa 1900 abitanti nel 1860, ammontata nel 1982 a soli 299. Gia' avviato verso il lento disfacimento che caratterizza i paesi spopolati, Calascio ha arrestato ed invertito questa tendenza per mezzo di numerosi interventi di risanamento spesso da parte di cittadini non residenti. Interessato da un complesso progetto di recupero, anche il borgo di Rocca Calascio sta cambiando la sua fisionomia. Un intervento necessario per un insediamento particolarmente suggestivo ed ad un castello che, oltre a suscitare interesse negli studiosi del settore, e' ritenuto il più' elevato della catena appenninica e forse dell'intera penisola.
Oggi la Rocca è conosciuta dal grande pubblico per essere, molto spesso, oggetto di grandi set cinematografici, citiamo tra questi il più importante, il film dal titolo "Lady Hawak" una stupenda favola ambientata nel medio evo.


CASTELLO CAMPONESCHI – PRATA ‘ANSIDONIA (AQ)
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
15 km dalla struttura
 
La cinta fortificata dei Camponeschi, si trova a circa un chilometro da Prata, a tutt'oggi, il borgo è oggetto di restauro. Si adagia alla sommità di un colle e presenta due porte d'ingresso e una unica via centrale con brevi diramazioni laterali. Nel suo interno si trova la chiesa di San Pietro, con un bel portale del 1313. E' stato eretto come fortificazione sulla via del tratturo e per secoli è stato un ottimo punto di difesa per tutto l'altipiano di Navelli.
 
 
Il borgo presenta due porte e una cinta muraria con due torri e sei bastioni e per la sua costruzione sono stati riutilizzati molti elementi lapidei provenienti dalla vicina Peltuinum.  E' stata residenza dei Camponeschi che erano uomini d'arme degli Angioini e degli Aragonesi. In seguito, da uso esclusivo militare si trasformò anche come abitato civile intensificando le fortificazioni.
 
 
Il castello passò da un feudatario all'altro e alla fine venne lasciato ai contadini locali che lo abitarono fino alla fine della seconda guerra mondiale. Dal Castello Camponeschi (900  metri s.l.m.) si puo' ammirare un paesaggio mozzafiato: volgendo lo sguardo da Nord e in senso orario si scorgono in sequenza: l'intera catena del Gran Sasso, dal Corno Grande (2914 m. la vetta più alta dell'Appennino peninsulare) ai Monti Prena e Camicia (entrambi oltre i 2600  metri), verso Est il massiccio della Maiella (2798  metri del Monte Amaro), verso Sud il Sirente (2345  metri), il Velino (2485 metri), a S.O. il selvaggio e brullo Monte Ocre (oltre 2200 metri), a Ovest il panorama dell'Aquila e sullo sfondo in lontananza il Terminillo (2216  metri).
 

CASTELLO CAPORCIANO - BOMINACO (AQ)
INDICAZIONI STRADALI
15 km dalla struttura

A soli 17 km dalla struttura, all’altezza di San Pio delle Camere (AQ), non può sfuggire sulla sinistra il borgo fortificato di Caporciano, (foto a sinistra) sul cui profilo emerge netta la mole squadrata di una grande torre.
Essa attualmente costituisce il campanile della vicina chiesa parrocchiale di San Benedetto e che anticamente rappresentava il baluardo di spicco di un sistema fortificato ancora in parte visibile nelle murature delle case del centro storico.
 
Anche questo di Caporciano è un classico “borgo fortificato”, come se ne vedono molti altri in Abruzzo, ovvero una cinta di mura con torri che proteggeva all’interno il paese. La particolarità sta nel fatto che le mura di difesa erano anche quelle di sostegno delle case più esterne, e molte volte erano le case stesse, attaccate le une alle altre e prive di finestre verso l’esterno a costituire la cinta muraria.
La prova di questo è il fatto che tuttora il nucleo più antico del paese è contenuto dentro la cerchia, mentre quella più recente le si è sviluppata intorno.
 
 
Nonostante la trasformazione di parte delle mura e delle torri, è ancora abbastanza distinguibile il perimetro della cinta a forma di trapezio. Sulla punta verso nord s’innesta l’unica torre superstite, che doveva però costituire il bastione principale di tutta la fortificazione difensiva. Passeggiando tra le case si possono scorgere le feritoie, alcune delle quali divenute “cannoniere” con lo sviluppo delle armi da fuoco, e tre torri. Così pure sono ancora visibili due delle porte d’accesso.
 
La posizione molto panoramica del castello di Bominaco (foto a destra), arroccato su un crinale con visuale aperta sulle valli circostanti, gli permetteva di ampliare di molto il sistema dei suoi collegamenti a vista, in quanto riusciva a raggiungere visivamente castelli davvero distanti, come quello di Ocre, ad ovest, e le fortificazioni di Forca di Penne, Castelluccio, Rocca Calascio, da est a nord.
 
 
Ai piedi del castello, sul colle boscoso dove si trovava in antico il monastero benedettino di Momenaco, sorgono ancora oggi due capolavori dell’arte sacra abruzzese: la chiesa di Santa Maria Assunta e l’oratorio di San Pellegrino, decorata da un eccezionale ciclo di affreschi del Duecento, tra cui spicca un Calendario dipinto con le festività della diocesi di Valva. Nei pressi si possono visitare anche i castelli di San Pio delle Camere e il borgo fortificato della sua frazione Castelnuovo.
 
 
CASTELLO DI OCRE – (AQ)
INDICAZIONI STRADALI
10 km dalla struttura

I ruderi del borgo fortificato di Ocre, sorgono su di un altura a 933  metri di quota e godono di un panorama straordinario. Questo castello, posto al centro della Valle dell’Aterno, assunse nel Medioevo una posizione strategica determinante poiché poteva controllare gran parte della conca aquilana.
 
Fondato intorno al XII secolo, fu distrutto una prima volta dagli aquilani nel 1280, ricostruito fu nuovamente espugnato da Fortebraccio da Montone nel 1424.
 
Dopo alterne vicende il borgo si avviò, intorno al XVI secolo, verso un lento declino.
 
La cinta muraria, conservata pressoché per intero, presenta una pianta approssimativamente triangolare realizzata in pietra calcarea e interrotta da varie torri quadrate.
 
Sul fianco ovest è posto l’unico accesso, attraverso una porta ogivale del XIII secolo.
 
Il lato nord-est si affaccia su di uno strapiombo al di sotto del quale si trova l’abitato di Fossa.
 
All’interno della cinta fortificata (non sempre visitabile) sono ben riconoscibili le antiche abitazioni, anche se in totale rovina; esse costituivano un vero e proprio nucleo urbano che comprendeva anche una chiesa. L'antico borgo fortificato di Ocre è posto sulla sommità della grande dolina del Monte Circolo (933  metri sul livello del mare), da cui dominava, in posizione strategica, la Valle dell'Aterno per il controllo delle vie verso l'altopiano delle Rocche.
 
Non sono precisate le origini dell'abitato, ma la prima data certa dell'esistenza di un castello nel feudo di Ocre è quella del 1178, relativa ad una Bolla di Papa Alessandro III in cui il fortilizio è citato tra i possedimenti del vescovo di Forcona.
 
Il complesso è ricordato nel 1254 col nome di "Cassari Castro" allorché fu preservato dalla distruzione stabilita per tutti i castelli che avevano contribuito alla fondazione della città dell'Aquila. Con l'avvento di Carlo I d'Angiò il castello diverrà nel 1266 possesso della Regia Corte, che lo affiderà nel 1269 ad un fedele del re, Morel de Saours, ricordato spesso anche come Morello o Mauriello de Saurgio.
 
Il declino del castello inizia nel XV secolo, quando la struttura subisce il grave attacco del capitano di ventura Fortebraccio da Montone (1423). Ocre, perso definitivamente il ruolo strategico nella gestione difensiva della città dell'Aquila, andrà progressivamente decadendo, e già all'inizio del XVI secolo il borgo non sarà più menzionato come "castrum" ma come "villa", circostanza significativa del fatto che la popolazione residente dentro il borgo fortificato andava sempre più scemando, fino al definitivo abbandono.
 
Il sito costituisce un esempio unico nel genere, sia per il contesto paesaggistico in cui si trova, sia per la sopravvivenza della perimetrazione del piccolo impianto urbano all'interno della cinta muraria.
 
Le mura formano planimetricamente una sorta di triangolo rinforzato da numerose torri: il lato nord-ovest, quello maggiormente munito, ne annovera tre disposte parallelamente. Il fianco nord-est invece appare meno difeso e presenta un'altezza ridotta della cortina muraria, perché protetto naturalmente dallo strapiombo roccioso; è munito infatti di un'unica torre rompitratta nella parte mediana ed è concluso, in corrispondenza dello spigolo nord, da una torre angolare quadrata.
 

L'ultima, la torre-  puntone, sorge isolata in corrispondenza del vertice meridionale, là dove le mura si restringono. Sul fianco ovest, presso la torre d'angolo, è presente l'unico ingresso al castello, consistente in una porta ogivale databile al XIII secolo e protetta da un sistema di difesa a tiro incrociato nonché dall' archibugiera ancora visibile sulla torre adiacente.
 
Per quanto riguarda l'analisi tipologica dell'intero complesso, non si può parlare esattamente di castello-recinto, ma piuttosto di "borgo fortificato" o "cerchia-urbana", di cui il castello di Ocre rappresenta sicuramente uno dei casi meglio leggibili, al di la dello stato di rudere delle strutture. All'interno del perimetro sono ancora visibili infatti, le principali emergenze dell'abitato come le antiche abitazioni, le case-torri, i tracciati viari, le tre navate e l'abside della chiesa, posta nella punta meridionale del borgo.
 
La chiesa, dedicata a San Salvatore "inter castrum Ocre" e di cui si ha notizia fino al 1581, allorché risulta completamente diruta, ha restituito i resti di un prezioso affresco, oggi al Museo Nazionale dell'Aquila, databile alla metà dell'XII secolo, con una Madonna in trono col Bambino tra due figure.
 

CASTELLO DI SANT’EUSANIO FORCONESE (AQ)
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
5 km dalla struttura

S .Eusanio Forconese è situato a 594 m. S.l.m. tra Fossa e il fiume Aterno su un piccolo rilievo a sud est del monte Cerro.
 

 
Nel 1254 partecipò alla fondazione dell’Aquila. Nelle vicinanze, su di un colle i resti di un castello medioevale fortificato che domina la vallata sottostante.
 

 
La parrocchia è dedicata a S.Eusanio, nel suo interno interessante è la cripta e la l’altare con la tomba del Santo.
 

 
Da vedere ancora la chiesa Madonna Sotterra del sec XIII-XIV e il palazzo Barberini. Il comune di S. Eusanio ha una sola frazione Casentino la cui parrocchiale è dedicata a S. Giovanni Evangelista.

CASTELLO-RECINTO DI BARISCIANO (AQ)
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
8 km dalla struttura

Il castello di Barisciano posto sulle pendici del monte Selva, dai suoi quasi 1500  metri d'altezza, domina l'altopiano di Navelli. Esso era sorto a controllo di quella parte del territorio percorsa dal tratturo che congiungeva L'Aquila a Foggia.
 
 
Il borgo sottostante, precedente al castello, sorse intorno all'VIII secolo e la sua posizione strategica, a difesa della piana di Navelli e di un importante accesso al Gran Sasso, lo pose costantemente al centro di scontri e battaglie. La fortificazione, notevolmente più in alto rispetto al centro abitato, è invece risalente al XIII secolo e fu tra quelle che parteciparono alla fondazione della città dell'Aquila, alla quale appartenne fino al 1529 per poi divenire feudo di famiglie aristocratiche. Nel terzo decennio del XV secolo fu occupata, dopo un duro assedio, dalle milizie di Braccio da Montone.
 
 
Il castello di Barisciano, assieme al vicino castello di San Pio delle Camere, rappresenta un affascinante esempio di architettura difensiva del genere castello-recinto. Esso è ormai ridotto allo stato di rudere, ma ciò che rimane rende il sito ugualmente affascinante. La pianta era originariamente quadrangolare, con un torrione principale da cui partiva la cortina muraria spezzata da torri di fiancheggiamento.

Ancora visibili sono le mura di cinta, il puntone pentagonale e le torri. In epoca successiva a quella di fondazione del fortilizio, venne costruita, addossata alla cortina muraria, la Cappella di San Rocco. Intorno al XVI secolo la struttura dovette essere abbandonata, non essendovi più necessità difensive alle quali far fronte.
 
Il castello è oggi allo stato di rudere, ma il sito merita comunque una visita sia per la particolarità della sua collocazione strategica sia per la presenza dei suggestivi resti, importante testimonianza delle fortificazioni medievali abruzzesi.
 
 
CASTELLO - RECINTO DI FOSSA (AQ)
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
8 km dalla struttura

Ciò che rimane della struttura fortificata di Fossa è oggi visibile nelle parte più alta del paese, sul margine occidentale della Valle Subequana. L'intero borgo nacque sulle rovine dell'antica città, prima vestina e poi romana, di Aveia.
 
Il toponimo ha origine dalla Fossa del monte Circolo, alle cui pendici è situato il paese con la sua fortificazione, la quale, più precisamente, occupa la località Funillo.
 
 
Il castello fu realizzato, sfidando la pendenza del sito, allo scopo di garantire la presenza di un sicuro punto di controllo anche in un territorio così difficilmente accessibile. Il fortilizio presenta una pianta trapezoidale con quattro torri quadrangolari che contornano l'intero perimetro ed un torrione circolare posto in direzione della montagna; quest'ultimo dovrebbe rappresentare la costruzione più antica, riferibile ai secoli XII-XIII, come testimonia la differente tecnica costruttiva usata per erigerlo.
 
Il resto del complesso dovrebbe appartenere invece al periodo immediatamente successivo, compreso tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo.
 
Sono ancora visibili elementi originari di quest'epoca come una balestriera, che si apre nel torrione cilindrico, e varie archibugiere nella cortina e nella torre posta a sud-est. L'accesso principale, caratterizzato da un arco ogivale in pietra, guarda verso il borgo, mentre sul lato opposto doveva esservi un ingresso secondario di dimensioni ridotte.
 
Una disposizione particolare contraddistingue le torri, tre delle quali si trovano sul versante orientale.

CASTELLO-RECINTO DI S. PIO DELLE CAMERE (AQ)
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
 13 km dalla struttura

Il castello di San Pio delle Camere, oggi allo stato di rudere, è aggrappato alle pendici del Monte Gentile, affacciandosi dalla montagna a controllo della valle sottostante e dell'area corrispondente al famoso Tratturo Magno, che collegava L'Aquila a Foggia. Il forte era posto a monte del paese ed inizialmente fungeva da rifugio per le popolazioni circostanti e per il loro bestiame, nei casi di maggior pericolo. Le prime notizie sul castello risalgono al 1173, quando risultava feudo dei baroni da Poppleto.
 
 
La struttura, dato il forte pendio, dovette essere realizzata, nelle cortine e nel cammino di ronda, secondo la tecnica a gradoni; e se, da un lato, ciò costituiva un elemento di ostacolo per i difensori stessi, dall'altro, l'impervia disposizione garantiva una posizione vantaggiosissima nei confronti di eventuali assaltatori. La pianta si presenta triangolare, circoscritta da un puntone posto al vertice superiore e da più piccole torri rompitratta inserite nelle mura di cinta.

La struttura originaria è stata più volte rimaneggiata nel corso dei secoli; un esempio è rintracciabile nelle mura che risultano sopralzate nell'ambito di lavori probabilmente riferibili al secolo XIV. Ciò che oggi si presenta dinanzi ai nostri occhi è ciò che rimane dopo l'assalto di Braccio da Montone nel 1424, che coinvolse analogamente anche il forte di Barisciano.

Non è tuttora chiaro se il castello, a lungo feudo dei Caracciolo, oltre a rappresentare un luogo di difesa e di rifugio fu anche residenza stabile in epoca medievale.

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