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Borghi del comprensorio



Borghi e Paesi (elenco completo)

Un patrimonio di storia, cultura e tradizioni
La ricchezza del Parco Regionale Sirente Velino non è solo nella sua natura, ma anche nel suo prezioso patrimonio di storia, cultura e tradizioni, ereditato da un passato che ha contribuito a definire l'identità di questo territorio e della sua comunità e i cui segni sono ancora oggi ben conservati ed apprezzabili.
 
BORGHI DEL SIRENTE VELINO
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
a 25 km dalla struttura
Il comune più alto dell'Appennino

Il paese, arroccato su un costone alle pendici del M. Cagno, domina l'ampia Piana delle Rocche con i ruderi del castello inglobati nella costruzione della Chiesa di S. Pietro.
Rocca di Cambio ha sicuramente avuto fin dall'antichità una funzione difensiva e di guardia del territorio per la sua posizione geografica. Posto a 1.434 metri di quota, risulta essere il comune più alto dell'Appennino.
 
Il borgo medievale di Rocca di Cambio sorge probabilmente nelle vicinanze di una torre difensiva, in rapporto con quelle di Rovere e Rocca di Mezzo, quando, sotto la spinta delle invasioni barbariche, le popolazioni si arroccarono su alture. Nella Bolla di Papa Alessandro III del 1178 tra i possedimenti della Diocesi di Forcona si trovava menzionata "Roccha Octonesca cum Ecclesiis".
Probabilmente il castello, inglobato in parte nella Chiesa di S. Pietro del XIV-XVII secolo, venne costruito intorno alla metà del 1200; certo è che nel 1253 Rocca di Cambio partecipò alla fondazione della città di L'Aquila e nel 1294, su richiesta del Pontefice Celestino V, fu riunita con altre terre al Contado Aquilano.
Si ha anche notizia nel 1313 che la preziosissima Chiesa di S. Lucia fuori le mura venne iscritta nell'estimo dei beni, anche se la sua costruzione è antecedente a questa data.
 
Testi tratti dalla guida turistica "Parco Regionale Sirente - Velino", Edizioni Amaltea, 2001.
 
Da visitare
 
Ruderi del castello inglobati nella costruzione della torre campanaria della Chiesa di S. Pietro (XIV-XVII secc.).
 
Chiesa di S. Maria del XVI secolo.
 
Chiesa benedettina di S. Lucia, presso la piana, che conserva un interessante ciclo di affreschi (XIII-XVI secc.) e la sottostante cripta.

INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
a 30 km dalla struttura
Antico borgo montano nel cuore dell'Altopiano delle Rocche
Frazioni: Rovere, Terranera e Fontavignone
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
 
Localizzato nel cuore dell'Altopiano delle Rocche, il borgo medievale di Rocca di Mezzo si struttura probabilmente nelle adiacenze di una torre di difesa e avvistamento, posta in relazione con quelle di Rovere e Rocca di Cambio, tra l'VIII e il IX secolo quando, sotto la spinta delle invasioni barbariche le popolazioni rocchigiane, sparse in piccoli insediamenti, sentirono la necessità di rifugiarsi su alture difese con cinte fortificate e torri d'avvistamento.

 
Rocca de Mesio è ricordata già nel 1115 nella Bolla di Pasquale II tra i castelli della Badia Sublacense. Assume un ruolo di particolare rilievo per la sua posizione al confine tra la diocesi di Forcona e quella dei Marsi, che hanno individuato nel Rio Gamberale la frontiera fisica del loro territorio.

Si ha notizia che la "villa" di Terranera, le cui origini si possono far risalire tra l'XI ed il XII secolo, già da questo momento era aggregata a Rocca di Mezzo. Dopo il saccheggio di Carlo di Durazzo, nel 1347, furono rafforzate le fortificazioni e probabilmente iniziò in quel tempo la costruzione del castello con chiesa annessa. Nel 1423 il borgo subì molte distruzioni per l'assedio di Braccio da Montone, tanto che nel 1431, divenuto vescovo di L'Aquila Agnifili, originario di Rocca di Mezzo, promosse la sua ricostruzione.

Lo sviluppo economico legato ai pascoli e alla transumanza portò Rocca di Mezzo ad un notevole incremento della popolazione: si ha notizia che a metà del XVI secolo si contavano 474 fuochi. Un periodo fiorente, quindi, per il paese come testimonia ulteriormente nel 1595 il magistrato aquilano che descrive Rocca di Mezzo "terra grande murata, che è ripartita in 4 rioni …".

Fu posseduta dai Colonna e dai Barberini fino al 1806, quando gli fu aggregato Rovere, centro dal glorioso passato, da sempre con una propria autonomia e di origini antichissime. Sede di un recinto fortificato del VII-VI secolo a. C., Rovere assume nel Medioevo un ruolo rilevante al confine tra la diocesi dei Marsi e Forcona, con una delle tre torri a difesa dell'altopiano.

In un documento del 1590 viene così descritta: "alla sommità sono ben visibili imponenti mura diroccate di un antichissimo castello o fortezza".
 
Testi tratti dalla guida turistica "Parco Regionale Sirente - Velino", Edizioni Amaltea, 2001.
 
Da visitare
Rocca di Mezzo
Chiesa della Madonna della Neve, con torre medievale riutilizzata come torre campanaria.
Chiesa di S. Leucio.
Tratti di mura del borgo medievale con porte di accesso, Porta Falsetto e Porta delle Morge, con attigua fontana.
 
Rovere
Ruderi del castello e del borgo fortificato con tratti di mura, torri e porta di accesso con arco gotico.
Chiesa di S. Pietro con annesso museo archeologico.
Chiesa di S. Maria delle Grazie dei secoli XIV e XV.
 
Terranera
Chiesa della Madonna delle Grazie del XVII secolo.

Fontavignone
Chiesa parrocchiale dell'Assunta.
Chiesa di S. Antonio.
BORGO DI Castelvecchio Subequo
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
a 35 km dalla struttura

L'origine di Castevecchio Subequo è legata alla presenza di un insediamento romano nella sottostante piana di Macrano, identificato con il Municipium di Superaequum, uno dei tre municipii Peligni.

Dell'antica città romana, scoperte significative hanno portato alla luce resti di abitazioni con pavimenti a mosaico di eccezionale fattura, resti di strade lastricate e di edifici sacri, tra cui uno dedicato ad Ercole Vincitore, che ha restituito numerosi bronzetti ed iscrizioni votive.

Di grande valore la presenza della Catacomba Paleocristiana su Colle Moro del IV-VI secolo d.C., una delle rare presenze in Abruzzo. Tra il XIII e il XV secolo Catrum Vetus fu feudo dei Conti di Celano, che avviarono la costruzione del Convento di S. Francesco fuori le mura. Nel 1294 venne ospitato in esso Pietro del Morrone, futuro Papa Celestino V, nel suo viaggio verso L'Aquila per essere incoronato papa. Un'economia fiorente dette impulso all'espansione del nucleo originario e la presenza di notevoli palazzi gentilizi è la testimonianza di un passato illustre, tutto racchiuso all'interno dell'antico nucleo urbano. Il feudo fu posseduto dal 1484 dai Piccolomini; passò poi ai Colonna, ai Pietropaoli e nel 1789 ai prìncipi Barberini.
 
Testi tratti dalla guida turistica "Parco Regionale Sirente - Velino", Edizioni Amaltea, 2001.

Da visitare

Centro fortificato italico di Colle Cipolla e necropoli di Le Castagne.

Ruderi del municipium romano di Superaequum in località Macrano e Colle Caprelle.

Catacomba paleocristiana di Superaequum (IV-VI sec. d.C.).

Chiesa di S. Agata (XI-XIII secc.).

Chiesa di S. Rocco con affresco del XVI secolo.

Case medievali con bifore e portici.

Chiesa dei SS. Giovanni Evangelista e Battista.

Palazzo castellato con antistante porta ad arco gotico e saracinesca.

Palazzo Ginetti-Lucchini con facciata seicentesca.

Chiesa e Convento di S. Francesco costruiti sul finire del Duecento, con cicli di affreschi sulla vita del Santo (XIV-XV secc.) e altari barocchi in legno, pietra e stucco della metà del Seicento.
 
BORGO di Fontecchio (AQ)
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
a 15 km dalla struttura
Frazioni: S.Pio

Il Paese conserva ancora inalterati i tipici aspetti del borgo medievale, con la porta d'ingresso sormontata dalla Torre dell'Orologio e gli adiacenti palazzi medioevali che delimitano il borgo fortificato, con Piazza del Popolo, contornata da alcune case-botteghe medievali e da una superba fontana del Trecento con vasca poligonale e mascheroni.

 
Le invasioni barbariche spinsero i piccoli nuclei sparsi a riorganizzarsi in aree più riparate. Probabilmente dall'unione dei vicus S. Giovanni, S. Pietro, S. Arcangelo, S. Felice e Fons Tichiae comincia a svilupparsi il Castrum Fonticulanum intorno all'XI secolo. Così nel 1145 il feudo era composto da 48 fuochi e tenuto da Gualtiero di Gentile, signore del castello. Si legge già solo nelle pietre e nei monumenti l'economia fiorente del borgo ed il suo accrescimento nel tempo.

Nonostante però la fortificazione, Fontecchio nel 1425 subì un assedio da parte di Fortebraccio, Capitano di Ventura, che prese la città di L'Aquila con tutti i suoi "castelli". All'esterno del borgo, in posizione attualmente centrale, si trova Piazza del Popolo che conserva le case-botteghe medievali e l'antico Forno del XV secolo. In questo spazio è inserita come gemma preziosa la Fontana trecentesca di pietra bianca e di fine fattura, divenuta simbolo e stemma di Fontecchio. Esterni ed isolati dal centro urbano, si possono ammirare il Convento di S. Francesco, monumento religioso di notevole rilievo, e l'abitato di S. Pio, borgo minore con caratteristiche tipologiche prevalentemente agricole.
 
Testi tratti dalla guida turistica "Parco Regionale Sirente - Velino", Edizioni Amaltea, 2001.
 
Da visitare
Fontecchio
 
Resti di basamento del tempio italico-romano sotto la Chiesa di S. Maria della Vittoria nei pressi del fiume Aterno.
 
Ponte medievale a doppia arcata, Ponte delle Pietre, sul fiume Aterno.
 
Piazza del Popolo con botteghe medievali, l'antico forno e la fontana pubblica del XIV secolo a pianta poligonale con mascheroni.
 
Torre medievale, su una delle porte di accesso al borgo fortificato, con orologio del XV secolo.
 
Palazzo baronale Corvi e Palazzo Muzi con loggiati e cortili cinquecenteschi.
 
Chiesa di S. Nicola.
 
Chiesa parrocchiale della Madonna della Pace risalente all'XI secolo.
 
Chiesa della Madonna delle Grazie.
 
Antica conceria.
 
Chiesa e Convento di S. Francesco (XIII-XVIII secc.).
 
Ruderi del Convento dei Cappuccini risalente al XV secolo.
 
S. Pio
 
Chiesa parrocchiale della SS. Trinità.
 
Palazzo Corvi con loggiato.
 
Case e botteghe medievali.
 
 
Pagliare di Fontecchio
 
Chiesa rurale di S. Anna
 
BORGO DI Tione degli Abruzzi
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
a 20 km dalla struttura
Piccolo borgo medievale alle pendici del Monte Sirente
Frazione: Goriano Valli
 
L'antico borgo, sulla Valle dell'Aterno, conserva i resti del castello e una torre a pianta quadrata che, in rapporto visivo con le altre vicine torri di Beffi, di Goriano Valli e di Roccapreturo, costituivano un sistema di difesa territoriale dell'antico contado aquilano.
 
Ritrovamenti archeologici sparsi nel territorio evidenziano le antiche origini di questa gente, che frequentava le sponde dell'Aterno.
 
La prima attestazione di Tione si ha con il decreto del 1269 che interessava tutte le terre e i castelli del contado aquilano. Amministrativamente e storicamente legata a Tione è S. Maria del Ponte, che nel 1294, nel Real privilegio di Re Carlo II, era ricordata come dipendenza di Tione, mentre Goriano Valli, che oggi fa parte dello stesso comune, intreccia in periodi diversi le sue vicende con altri centri limitrofi.
 
Nel 1393, da una pergamena del 16 marzo, regnante Ludovico, si evince che gli uomini dell'Università di Tione nominarono sindaci Paolo Berardini e Colecta Masj Marchi di Tione, ai quali furono donati terreni, case ed orti posti in località S. Nicola, dove doveva essere costruito il castello di Tione con muro, fossato, guardie e fortilizi.
 
Il borgo medievale si sviluppò sul versante occidentale della Valle dell'Aterno, caratterizzato dalla presenza della torre difensiva e dei resti murari del recinto fortificato a pianta triangolare, successivamente inglobato nelle costruzioni di case-mura.
 
Il borgo di S. Maria del Ponte, invece, si sviluppò sul versante opposto del fiume, in posizione più assolata e con una struttura di modeste dimensioni, racchiusa da mura di cinta con due porte di accesso, Capo la Terra e Piedi la Terra, disposte ai vertici di un asse interno di attraversamento.
 
Memoria di un passato importante è la Collegiata di S. Maria del Ponte del XII secolo, benedettina, posizionata nelle vicinanze dell'Aterno. L'abitato di Goriano Valli si organizzò in tre nuclei, le "Ville", dette Cavallone, Venditti e Villa Grande: la "villa" in origine nasce come dimora di campagna, un edificio con podere che nel tempo divenne un modesto insediamento. Nei secoli XV-XVII venne edificato, in posizione elevata, anche il Convento di S. Giorgio.
 
Si svilupparono, quindi, diversi sistemi insediativi con differenti tipologie sparse nel territorio. Testimonianza preziosa che custodisce il fascino d'antico è il villaggio rurale di alta quota delle "Pagliare", insolito e solenne nella sua semplicità. (MDL)
 
Testi tratti dalla guida turistica "Parco Regionale Sirente - Velino", Edizioni Amaltea, 2001.
 
 
Da visitare

Tione degli Abruzzi
 
Torre medievale con ruderi delle mura di cinta del borgo fortificato.
 
Chiesa di S. Nicola del XIV secolo.
 
Chiesa di S. Vincenzo del XVII secolo.
 
 
Goriano Valli
 
Chiesa e Convento di S. Giorgio (XV-XVII secc.).
 
Chiesa di S. Giusta dei secoli XIV e XV.
 
Recinto castellato con torre di avvistamento a pianta circolare.
 
Insediamento rurale in altura, le "Pagliare" di Tione, con Chiesa della SS. Trinità, abitazioni e ampio pozzo per la raccolta delle acque meteoriche.
 
 
S. Maria del Ponte
 
Borgo fortificato con tratti di mura e le due porte di accesso con arco gotico.
 
Colleggiata di S. Maria del Ponte, con resti dell'antica chiesa del XII secolo inglobati nell'attuale complesso religioso, con affreschi del XV secolo, sculture e presepe di Saturnino Gatti.
 
 
BORGO FOTIFICATO DI ACCIANO E BEFFI (AQ)
INDICAZIONI STRADALI - COME ARRIVARE
a 20 km dalla struttura

Difficile è dire se si trattava di un pagus o un Vicus.
La recente scoperta, tra la Chiesa di Santa Maria delle Grazie ed il cimitero, in contrada S. Lorenzo, di una struttura in opera quadrata, identificabile probabilmente in un tempietto italico-romano, nonché i notevoli frammenti ceramici rinvenuti nel corso del saggio eseguito dalla Sovrintendenza Archeologica di Chieti, collocano la datazione tra l'età repubblicana e la prima età imperiale.
 
Suggestivo paese disteso su un crinale degradante verso il fiume Aterno, conserva antichi edifici in pietra con facciate dal colore dorato. Il rinvenimento, molto probabilmente, di un tempio italico-romano, di pavimentazioni e di epigrafi testimoniano la presenza di un'antica frequentazione del territorio. Poco si conosce del periodo altomedievale, ma nel 1092 già esisteva Castrum Acciani con le sue case.
 
Oggi fanno parte del comune di Acciano i centri di Succiano, di Beffi, di Roccapreturo e di S. Lorenzo.
 
Da visitare
 
Acciano
 
Fontana pubblica del XV secolo.
 
Chiesa dei SS. Pietro e Lorenzo, con portale cinquecentesco e fonte battesimale.
 
Chiesa di S. Maria delle Grazie, dei secoli XVI-XVII.
 
Chiesa rurale di S. Petronilla.
 
Antico mulino con frantoio e segheria, adiacente i ruderi della Chiesa di S. Antonio.
 
Roccapreturo
 
Torre medievale e ruderi del castello.
 
Casa con bifora del XV secolo.
 
Chiesa di S. Sebastiano.
 
Beffi
 
Borgo medievale con torre di avvistamento, mura difensive, porte e abitazioni.
 
Chiesa di S. Michele Arcangelo con arredi sacri cinquecenteschi.
 
Chiesa della Madonna del Rifugio, XVII secolo.
 
Ponte medievale sul fiume Aterno a doppia arcata e strada tagliata nella roccia.
 
S. Lorenzo
 
Chiesa di S. Lorenzo.
 
Beffi, minuscolo ed affascinante borgo fortificato, conservato quasi interamente nel suo impianto medievale, si divideva in "tre ville": Beffi, S. Lorenzo e Succiano. La sua torre castellata, a pianta poligonale irregolare con recinto merlato e porta di ingresso con arco a sesto acuto, è posta in posizione d'avvistamento e difesa all'interno di un sistema difensivo più ampio, collegato alle torri di Roccapreturo e di Goriano Valli, posizionate a difesa del contado aquilano.
 
Vecchi ritrovamenti di alcune tombe ad inumazione e diversi frammenti di vasi di bucchero italico raccolti dal Fiorelli in varie occasioni intorno alla Chiesa di San Lorenzo, la scoperta di Antonio De Nino in contrada Vicenna di sudari antichi ed accanto al Cimitero di gallerie scavate nel tufo con varie diramazioni e tracce evidenti di pavimento a mosaico costituiscono elementi sufficienti a testimoniare che qui sorgeva un abitato antico.

un po di storia...
Nel 1092 Ugo di Girberto normanno, detto il Malmozzetto, vivente, secondo la legge longobarda, donò il 15 aprile alla chiesa di S. Pelino il Monastero di San Benedetto, costruito dal Vescovo Trasmondo, con tutti i suoi beni compresi quelli di Acciano.
 
Nel 1183 nella Bolla di Lucio III sono menzionate le seguenti chiese: S. Pietro, Santa Petronilla, S. Lorenzo, S. Comizio e Santa Maria in Acciano.
 
Nel 1188 il Monastero di S. Benedetto in Perillis possiede in Acciano la quarta parte della chiesa di S. Lorenzo e S. Petronilla e riceve in enfiteusi il Feudo tenuto da Rinaldo di Guglielmo.
 
Nel 1223 nella Bolla di Onorio III, è citata la chiesa Saneti Antonini in Azano.

Nel 1294 Celestino V passa per Acciano e qui opera un miracolo, così riportato dal Marino: ''Mentre egli passava per il borgo di detto castello di Acciano per andare in L'Aquila a ricevere la corona dell'Apostolato a cui era stato assunto, guarì con la sua benedizione dal male caduco (epilessia) Dorricello, fratello di Berardo di Gordiarno di Acciano, come riferirono Velletta d'Acciano (teste 35) ed Odorisio d'Acciano (teste 37)".
 
 
Nel 1316 Tommaso d'Acciano, per ordine di Re Roberto, viene tassato in relazione alla possidenza della quarta parte del borgo. Nel 1360 la terra di Acciano non risulta ancora registrata fra quelle delle Diocesi Valvense. Cronologicamente Acciano verrà annessa dalla città dell'Aquila, poiché ceduta da Francesco di Cantelmo (1419) e quindi diviene contado della città stessa, ma Re Ladislao la ritoglie a quest'ultima in segno di condanna per aver appoggiato il partito di Luigi d'Angiò.
 
Nel 1383 Carlo III di Durazzo dona Acciano a Matteo Gentile fratello del vescovo di Aquila per la  ribellione di Caterina Cantelmi figlia di Restaino e moglie di Bartolomeo di Rillona. Nel 1409 la città dell Aquila ritoglie Acciano a quelle persone a cui il Re Ladislao l'aveva affidata.
 
Diviene così territorio di regio demaino formando un tutt'uno con la città stessa, contribuendo con essa al pagamento delle tasse come le altre zone di quel contado.
 
In questo periodo si segnano i confini con quelli di Rocca Preturo e Goriano Valli che pure fanno parte del Contado e con Molina che invece è al di fuori esso.
 
Nel 1417 Acciano viene comperato dall'Aquila, in seguito passò come feudo agli Scialenghi, agli Strozzi ed ai Piccolomini. Nel 1419 la regina Giovanna II, con Real Diploma "unì ed incorporò la terra alla Città dell'Aquila, in modo che fosse alla medesima unita, incorporata e annessa, quasi membro al suo corpo, siccome erano tutte le altre Terre, Luoghi del distretto e Territorio Aquilano".
 
Nel 1529 il Principe d'Oranges concesse Acciano in feudo, con altri 62 castelli, ai vari capitani spagnoli.
 
Fu poi da D. Pietro di Toledo venduta per 20.000 ducati.
 
Nel 1533 Acciano, insieme con la terra di Beffi, è posseduta da Giacomo di Scalegni, a cui successe Carlo suo figlio e poi Ludovico.

Il 1534 è la data riportata sul portale della chiesa a tre navate di S. Pietro e S. Lorenzo. Nel 1546 la moglie di Annibale Libero di Acciano fa erigere la Cappella della Pietà nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, riservandone il patronato al marito e agli eredi. Nel 1561 Ludovico vende per 25 mila ducati a Gio.
 
Carlo Silveri Piccolomini il feudo di Acciano. Nel 1573 gli eredi del Notar Pietro di Sante de Galli di Acciano edificano la Cappella dei SS. Simone e Giudanella Chiesa di S. Pietro. Nel 1669 è Signore della Terra di Acciano, come anche di Beffi, Ferrante Silverio Piccolomini.
Nel 1798 con istrumento del 29 marzo per Notar Luigi Palumbo di Napoli, Marchese Giovanni Piccolomini, erede e successore del detto Giò Carlo vende al Signore Vincenzo Treccia i feudi di Acciano e di Beffi con le rispettive Ville di Socciano e S. Lorenzo per lo prezzo di 6700 ducati. Nel 1820 nasce Giuseppe, il Gigante, figlio di Margherita Perna e di Francesco Catoni.
 
Egli seppe sfruttare l'interesse della gente per la sua ragguardevole altezza m. 2,35 così da mettere insieme un discreto patrimonio.
 
Il primo è sicuramente un luogo già noto agli appassionati d’arte e ai conoscitori delle vicende del medioevo abruzzese, poiché ad esso fa riferimento il nome convenzionale di uno dei più stimolanti pittori di fine Trecento: quell’ignoto maestro al quale gli studiosi, in assenza di informazioni sulla sua vera identità, hanno dato il nome storico di “Maestro di Beffi”.
Dalla chiesa di Santa Maria del Ponte di Tione, un bel borgo vicino a Beffi, proviene infatti uno straordinario capolavoro realizzato da questo artista abruzzese; si tratta di un trittico, ossia di un’opera composta da tre singole tavole in legno dipinte e montate assieme in una grande cornice dorata, detta carpenteria; i dipinti laterali vengono detti scomparti. Qualora le tavole fossero più di tre si parlerebbe invece di polittico.
 
Nel capolavoro di Tione, al centro è raffigurata la Madonna col Bambino in trono, e ai lati le scene della Natività e della Morte e Incoronazione della Vergine.
 
Oggi purtroppo esso non si trova più a Santa Maria del Ponte, ma è esposto, per motivi di sicurezza e conservazione, nel Museo Nazionale dell’Aquila. Il Maestro di Beffi è conosciuto anche come il “Maestro della tribuna di San Silvestro” poiché dipinse un bel ciclo di affreschi riscoperti di recente nell’omonima chiesa dell’Aquila.
 
 
Del suo passato medievale Beffi conserva invece i resti del grande castello. Tra i ruderi ai piedi del paese emerge, ben conservata, la torre squadrata che aveva funzione di puntone, costituiva cioè l’elemento difensivo principale, posta in testa e nel punto più elevato; tutt’intorno venivano poi costruite le mura di recinzione rafforzate magari da piccole torri.
 
 
Un simile tipo di struttura difensiva era detta “castello-recinto” e sfruttava di solito la pendenza naturale del terreno sul fianco di una montagna.
 
Per questa ragione nei libri è detta anche “castello di pendio”.
 
 
Per la sua forma gli studiosi ritengono che la torre risalga al XII secolo, ed è presumibile che il suo recinto fortificato fosse abitato non solo dalle guarnigioni militari ma anche dal feudatario.
 
Questa datazione del castello è confermata dai più antichi documenti su Beffi che risalgono al 1185, allorché “Beffe in Valva” risultava posseduta per un terzo dal figlio di Rainaldo di Beffe, per conto di un “Gentile” feudatario di Raiano.
L’ingresso al recinto avveniva attraverso la porta ad arco, ancora esistente, dominata dall’emblema di Beffi: San Michele Arcangelo sopra una torre.
 
Dall’altro lato della valle si scorge una torre cilindrica, alta e snella, che spicca nel bosco sotto Goriano Valli; si intuisce come le due fortificazioni facessero parte di un unico sistema difensivo integrato.
 
Torri e castelli non vanno infatti immaginati isolatamente, ognuno a protezione del proprio borgo, ma come elementi di una ben più complessa struttura di difesa, diffusa sul territorio e coordinata. Ogni postazione era collocata in una posizione tale da poter vedere le altre, così da potere comunicare con esse in caso di pericolo, ad esempio attraverso segnali di fumo, e allarmare in tempo le popolazioni in caso di arrivo dei nemici.
 
Il castello di Beffi fu abbandonato nel Settecento ed è stato recentemente restaurato; durante l’estate è teatro di suggestive rievocazioni in costume.
 
L’altro fortilizio in terra di Acciano è quello di Roccapreturo; anch’esso un castello-recinto del quale resta in piedi solo la grande torre a base pentagonale.
 
 
La sua è una struttura classica a forma di triangolo che scende lungo il pendio roccioso; sul vertice più in alto si trova la torre puntone, dalla quale scendono le mura che arrivano alle due torri più in basso.
 
 
Esempi molto simili sono quelli di San Pio delle Camere, di Roccacasale o di Bominaco.
 
Questa scelta architettonica era studiata per far fronte agli attacchi provenienti dalle alture, ai quali veniva contrapposta la mole del puntone, mentre nella parte più in basso sorgeva il borgo, come nel caso di Roccapreturo.
 
 
Le notizie più antiche del castello portano la stessa data del forte di Beffi, citando nel 1185 i possedimenti di un tale Gualtieri, figlio di Gionata feudatario di Collepietro.
 
La suggestiva Alta Valle dell’Aterno è ancora strutturata secondo la formula del “comune sparso”, composta da piccoli borghi ognuno dei quali possiede la sua chiesetta. In questo Abruzzo ancora tutto da scoprire non sarà quindi difficile imbattersi, anche nei luoghi più decentrati, in autentici tesori d’arte.
 
 
Restando nei paraggi del castello di Beffi, che come si è detto ha come simbolo San Michele, vale la pena di visitare la bella chiesa omonima, richiedendo le chiavi presso le vicine abitazioni.
 
 
Nell’interno è la splendida la statua in terracotta dipinta di una Madonna, che in origine era completata come sempre dal Bambino, ormai perduto e sostituito con una copia moderna. Scendendo per un sentiero verso il fondovalle, si incontra una graziosa chiesetta ancora decorata con affreschi del Cinquecento.
 
Acciano, che secondo un'antica storia si trova nell'attuale posizione a seguito della totale distruzione del centro originario posto a valle, ha risentito della maggior parte delle scosse dello sciame sismico che ha investito la conca dell'Aquilano e la Valle dell'Aterno e a seguito di quella delle 3,32 del 6 aprile 2009 ha constatato ingenti danni.
 
La Chiesa Parrocchiale dei SS. Pietro e Lorenzo ha riportato gravi lesioni interne ed esterne, come la caduta di un capitello della facciata e la scomposizione delle pietre che compongono il campanile, mentre il piccolo campanile della Congrega ha ceduto facendo cadere la campana alla base di questo.
 
 
Gravi danni hanno riportato le facciate della Chiesa di Maria SS. delle Grazie e della Parrocchia di Succiano che sono crollate.
 
Il Ministero dei Beni Culturali ha inserito le Chiese danneggiate nella lista dei "gioielli" che devono essere restaurati al più presto.
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