Complesso Turistico Aurora
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Itinerario turistico nella Valle dell'Aterno
piana di Navelli
Tratturo Magno
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Comuni e località interessate: San Demetrio Ne Vestini, Fagnano - Opi, Bominaco - Caporciano, Navelli, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio, Prata D'Ansidonia - Peltuinium - San Nicandro - Barisciano.

Distanza totale percorso circolare: circa 75 km

Si parte dalla struttura in direzione San Demetrio Ne Vestini e proseguire verso Fagnano.

Fagnano e Frazioni: Ripa, Castello, Termine, Opi, Frascara, Vallecupa, Corbellino, Campana, Pedicciano e Colle

Da visitare
Ripa
Chiesa di S. Antonio.
Chiesa di S. Vittorino.
Chiesa rupestre di S. Rocco.

Castello
Consistenti resti del borgo fortificato con la torre, la porta di accesso con ponte levatoio e porte secondarie.
Ruderi della Chiesa di S. Maria del XVI secolo.
Fontana medievale.

Opi
Chiesa benedettina di S. Massimo.

Termine
Chiesa di S. Carlo.

Corbellino
Ruderi della Chiesa e Convento di S. Sebastiano dei secoli XVI e XVII.

Campana
Chiesa di S. Giovanni Evangelista del XVIII secolo.
Antico mulino nei pressi del fiume Aterno.

Pedicciano
Chiesa di S. Lucia.
Strutture rurali di terrazzamenti con pietre a secco nei pressi dell'abitato.

Proseguire per 2 km in direzione Bominaco - Caporciano


Antico borgo di origine medioevale situato in una posizione che domina il Piana di Navelli, a 836 metri sul livello del mare.

Bominaco era la postazione più antica, con il castello che dominava la valle, eretto nell'XI secolo. Nel 1254 Caporciano e Bominaco contribuirono alla fondazione della città di L'Aquila, che costò loro l'attacco di Braccio da Montone durante la Guerra dell'Aquila, in quanto gli abruzzesi erano dalla parte degli Angioini.

I due borghi hanno mantenuto, grazie alla loro posizione impervia, il loro aspetto antico; tuttavia nel primo Novecento si spopolarono per il fenomeno migratorio.

Oggi Caporciano, assieme a Bominaco, è meta di turisti. Particolare attenzione merita la chiesa di San Pietro fondata nel XIII secolo, che presenta all'interno un altare con un ciborio e affreschi del XVI secolo.

Monumenti e luoghi d'interesse
Chiesa parrocchiale di San Benedetto abate
La chiesa di San Benedetto si trova sul corso Vittorio Emanuele, sede della parrocchia.

Castello di Bominaco
La pianta è a croce latina, con il presbiterio rialzato di tre gradini su cui poggia la balaustra in cemento policromo, realizzata nel 1935; l'edificio è adorno di dieci cappelle laterali, più l'altare maggiore, che ha la pala d'altare realizzata alla fine degli anni trenta dal pittore aquilano Giuseppe Scarlattei.

Al centro del transetto si staglia la cupola coperta con tamburo ottagono; particolarmente apprezzabile è l'armonia creata dalle proporzioni sapienti dell'interno: mescolanza del gusto neoclassico con quello rinascimentale della vecchia chiesa di San Pietro.

L'esterno dell'edificio è impostato ad estrema semplicità; il paramento murario è in pietrame a faccia vista, senza intonaco; la facciata è conclusa molto semplicemente da un timpano spiovente.
Il campanile a torre è poligonale, realizzato in pietra, e termina con delle bucature molto grandi per ciascun lato, in modo da creare due o più finestre. La copertura è più recente, con un tetto in tegole a pianta quadrata in modo da formare una piramide appena rialzata, con le capriate lignee.

Chiesa della Madonna Addolorata
La chiesa è sorta nel '700 per le onoranza dei defunti, ad opera della Confraternita Addolorata appositamente costituitasi. L'interno è a navata unica con la volta a botte e tre lunette; è concluso con una semi-cupola sopra l'altare maggiore, Al di sopra dell'ingresso, sorretta da quattro colonne, c'è la cantoria con l'organo.

Tutto l'interno è affrescato con decorazioni settecentesche in tonalità molto opache, conformi al clima lugubre per il culto dei morti.

Nove pitture importanti, di cui due su tela e altre in affresco, poste sul soffitto e sulle pareti del coro, illustrano la Passione - Flagellazione - Deposizione.

La facciata è molto semplice, ornata da un finestrone centrale, con in basso il portale d'ingresso con il timpano barocco ornato da riccioli e motivi curvi.

Chiesetta di San Pietro in Valle
La chiesetta è della prima metà del XIII secolo, sorta fuori le mura.

Nel secolo successivo venne arricchita con un ciborio di gusto gotico e di tre edicole con le medesime fattezze; è ipotizzabile che inizialmente la chiesa fosse di dimensioni minori, come semplice cappella per i pastori, e che il primitivo ingresso si aprisse sulla facciata dell'ala di destra del transetto.

Il successivo ampliamento, non più tardo del XIV secolo, comportò lo spostamento del ciborio che fu addossato alla parete affrescata con le pitture di fine Trecento.

Borgo medievale di Bominaco

Molto interessante da visitare nelle vicinanze di questo paese è la frazione di Bominaco, dominata dai resti di un castello che insieme alle due chiese sottostanti, San Pellegrino e Santa Maria, formavano un monastero, Momenaco, esistente già nel X secolo.
Chiesa di Santa Maria Assunta
Eretta tra il XI secolo e il XII secolo; la facciata presenta un portale romanico mentre nella parte alta si apre una grande finestra con quattro leoni che sporgono; l'interno è diviso in tre navate, interessanti le colonne provenienti da edifici romani dell'antica Peltuinum.

Particolarmente interessante è l'ambone, a cassa poggiante su quattro colonnine con capitelli decorai in stile corinzio, e i riquadri della cassa ornati da fioroni a petali in stucco, tipici degli amboni romanici abruzzesi.

Oratorio di San Pellegrino
Ricostruito nella seconda metà del XIII secolo per opera dell'abate Teodino.
La facciata ha un piccolo nartece porticato per l'ingresso. Ciò che interessa specialmente è l'interno completamente affrescato nella metà del XIII secolo. Il ciclo di affreschi è stato considerato uno dei capolavori dell'Abruzzo romanico-gotico, ed è dedicato alle Storie dell'Infanzia e della Passione di Cristo, nonché alla Vita di Maria.

Castello di Bominaco
risalente al XII secolo, si presenta nelle forme attuali dopo la distruzione di Braccio da Montone nel 1423. Il castello era un vero e proprio abitato fortificato, dotato di mura e di case e caserme interne, difese dalla grande torre cilindrica che svetta sulla valle di Navelli. Il recinto è trapezoidale, scandito lateralmente da torri squadrate di cui è ben visibile la pianta; il torrione cilindrico si conserva molto bene, a pianta circolare con base a scarpa.
Da Caporciano proseguire in direzione Navelli

Navelli
Navelli si trova a circa 700 m s.l.m. posto sul versante sud-ovest di un rilievo che domina l'Altopiano di Navelli tra la dorsale centrale dell'appennino abruzzese (Velino-Sirente) e la dorsale orientale lungo la direttrice nord-ovest/sud-est dei Monti della Laga-Gran Sasso-Majella, la Piana di Navelli corre parallelamente alla valle del fiume Aterno (Valle Subequana) in direzione est-ovest, con una larghezza di circa 3 km ed una lunghezza di 25 km.

La produzione più caratteristica di Navelli è quella dello Zafferano dell'Aquila. Lo zafferano venne introdotto in Italia dalla Spagna da parte di un monaco domenicano appartenente alla famiglia Santucci di Navelli che, facente parte del tribunale dell'inquisizione istituito nel Sinodo di Toledo nel 1230, intuì la possibilità di coltivarlo nella Piana di Navelli.

Ben presto la coltura dello zafferano si estese a tutta la zona di L'Aquila, appena fondata, iniziando un fiorente commercio con Milano e Venezia in Italia, e Francoforte, Marsiglia, Vienna, Norimberga ed Augusta all'estero.

I produttori che possono utilizzare il marchio "Zafferano DOP dell'Aquila" sono iscritti in appositi elenchi gestiti dall'organismo di controllo e l'area di produzione DOP comprende i comuni di Navelli, Barisciano, Caporciano, Fagnano Alto, Fontecchio, L'Aquila, Molina Aterno, Poggio Picenze, Prata d'Ansidonia, San Demetrio ne' Vestini, San Pio delle Camere, Tione degli Abruzzi e Villa Sant'Angelo.

Il paese di Navelli figura tra I borghi più belli d'Italia.
Architetture religiose
  • Chiesa Parrocchiale di San Sebastiano, realizzata nel 1631 in stile tardo-barocco con sfumature neoclassiche;
  • Chiesa della Madonna del Rosario, in stile barocco, fu edificata dopo il terremoto del settecento;
  • Chiesa di Santa Maria in Cerulis, sita nell'area del cimitero, risale all'XI secolo e sorge sulle rovine di un tempio italico dedicato ad Hercules Iovius;
  • Chiesa cimiteriale del Suffragio, in stile rinascimentale;
  • Oratorio di San Nicola, sita in campagna, ha una struttura a tetto con una sola navata;
  • Oratorio della confraternita del Gonfalone, in stile barocco, è di forma circolare e si trova vicino al palazzo Baronale subito sopra la chiesa di San Sebastiano;
  • Cappella di San Pasquale, cappella gentilizia risalente al Seicento barocco;
  • Cappella di San Gennaro e Rosario, cappella gentilizia dell'attiguo palazzo Piccioli;
  • Chiesa della Madonna del Campo, a tetto in stile rinascimentale con una sola navata;
  • Chiesa di San Girolamo, a volta in stile rinascimentale con una sola navata;
  • Chiesa di Santa Maria delle Grazie, a volta in stile rinascimentale con una sola navata;
  • Chiesa della Madonna di Loreto, a volta in stile rinascimentale con una sola navata;
  • Cappella di San Rocco, a volta in stile rinascimentale con una sola navata.

Architetture civili
  • Palazzo Baronale Santucci, palazzo fortificato costruito nel 1632;
  • Palazzo Piccioli, palazzo settecentesco in stile neoclassico;
  • Palazzo Francesconi, palazzo seicentesco con annessa la cappella gentilizia di San Pasquale;
  • Palazzo Piccioli, palazzo seicentesco con annessa cappella gentilizia di San Gennaro e Rosario;
  • Palazzo de Roccis, palazzo dell'Ottocento situato la Chiesa della Madonna del Rosario;
  • Palazzo Onofri, risalente al 1498, è annesso ad una delle cinque porte di accesso al paese;

Architetture militari
  • Porta San Pelino, detta anche Porta Nord;
  • Porta Villotta, detta anche Porta Est;
  • Porta Macello, detta anche Porta Sud;
  • Porta Santa Maria detta anche Porta Ovest;
  • Torre civica di Civitaretenga.

Da Navelli proseguire in direzione Carapelle Calvisio

Carapelle Calvisio è il più piccolo comune del centro-sud, con un ampio territorio che si estende fino all'altopiano di Campo Imperatore. La posizione ed il numero di abitanti lo rendono un paesino tranquillo e sereno. Arroccato su una delle propaggini meridionali del Gran Sasso d'Italia, circondato da boschi di querce e pini, Carapelle gode di un clima eccezionale.

Il Paese conserva ancora oggi le tracce della sua storia secolare, più manifeste nei tratti delle mura medioevali e nella Chiesa di San Francesco d'Assisi che merita una particolare attenzione per i notevoli affreschi del '400, '500, '600.

Altri monumenti d'interesse storico sono la Chiesa Parrocchiale della Beata Vergine e di San Vittorino, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Chiesa e la fonte medioevale di San Vittorino, la torre d'avvistamento ed il Santuario di San Pancrazio.

Osservando la struttura urbanistica del paese, si nota la circonvallazione che fiancheggia interamente le mura e le opere di difesa. Tre e poi quattro furono le porte della città murata di Carapelle, le vie strette sono sovrastate da archi e archetti che congiungono i fabbricati, piccoli slarghi permettevano alla gente di riunirsi a chiacchierare.

Da Carapelle Calvisio proseguire in direzione Castelvecchio Calvisio

Castelvecchio Calvisio è uno dei tanti centri della montagna d'Abruzzo che merita un'attenzione particolare: i tanti visitatori rimangono colpiti dalla sua bellezza e tranquillità.

Incantevole Borgo medievale che si adagia su un colle a 1067 metri slm e si affaccia sulla splendida Valle de Tirino. La forma ellittica (a spina decumanica intersecata) del borgo fortificato rendono Castelvecchio Calvisio unico nel suo genere. Le strette stradine coperte da volte ed archi, con le caratteristiche case che si sviluppano su più livelli, raggiungibili grazie a ripide scale che poggiano su mensole dette "barbacani", sono un'altra incantevole caratteristica dell'impianto urbanistico del borgo.

La funzione fortificata del borgo è resa evidente dalla presenza delle case-mura, dalle porte ingresso (storicamente) solo nel numero di due, e per la presenza di difese esterne costituite verso sud-est da percorsi di guardia interni (via delle Sentinelle su metà ellisse corre appena dietro le case mura e la torre di guardia) e verso nord-ovest da un fossato di guardia, superato solo da un ponte, probabilmente levatoio, in corrispondenza del Palazzo del Capitano.

La struttura delle case mura segue l'andamento dell'ellisse, ma in modo cadenzato presenta dei piccoli corpi aggettanti che non sono altro che torri di guardia per il "tiro di fiancheggiamento". Questi elementi ed altri rendono il borgo fortificato di Castelvecchio una vera e propria macchina di difesa, chiaramente dai mezzi di attacco dell'epoca (XIV-XV-XVI sec.).

  • Chiesa di S.Cipriano (secolo VIII)
La Chiesa di S.Giovanni Battista - che conserva ancora le feritoie in testimonianza dell'antica funzione di palazzo fortificato. In conci di pietra squadrata, la facciata, presenta un interessante portale rinascimentale; l'interno, diviso in due navate, è impreziosito da un altare ligneo in stile barocco.

  • Palazzo del Capitano, all'ingresso del paese fortificato. Sul suo portale interno è scolpito il simbolo della mezza luna saracena.

  • La Torre di Guardia, che si affaccia sulla via delle Sentinelle

  • Gli Archi e i Barbacani - Nella struttura urbana di Castelvecchio si evidenziano due elementi fortemente caratterizzanti: il primo è rappresentato dagli archi che, soprattutto nella via Borghi Archi Romani, costituivano originariamente un insieme continuo, formante quasi una galleria; oggi rimangono solo alcuni tratti che creano, però, un effetto di luci ed ombre tutto particolare. Il secondo sono le ripide scale esterne, composte da molti gradini, che poggiano su archi a tutto sesto e su caratteristiche mensole di pietra (i cosiddetti barbacani), abile soluzione architettonica che ha permesso lo sfruttamento dell'angusto spazio dei vicoli, dividendo il livello abitativo superiore da quello prospiciente la strada e in cui normalmentesi aprivano le botteghe artigiane.

Da Castelvecchio Calvisio proseguire in direzione Prata D'Ansidonia

Prata D'Ansidonia - Villaggio italico di Peltuinum - Castel Camponeschi - San Nicandro

Prata d'Ansidonia è un comune italiano di 487 abitanti che comprende anche due frazioni: Tussio e San Nicandro.

Villaggio italico di Peltuinum

  

Il primitivo insediamento italico vestino esisteva già dal IV secolo a.C.; fu conquistato dai Romani nel I secolo a.C. dopo la "guerra sociale" degli italici contro Roma, e trasformato in municipium. La posizione del villaggio era strettamente strategica per i traffici commerciali lungo la via Claudia Nova, situata nella piana di Navelli, in posizione facilmente collegata con la valle del Tirino, dove si snodavano i traffici dei mercanti e i viaggio dei pastori transumanti verso la Puglia.

Fu tra le poche città d'Italia ad aver conservato anche in epoca imperiale romana la condizione di prefettura. Nel 1982 sono stati riportati alla luce dalla Soprintendenza diversi reperti archeologici ascrivibili al periodo imperiale della città, come parte del recinto murario con torri, il teatro e il tempio di Apollo. La porta ovest di accesso era costituita da tre torrioni, due dei quali a specifica protezione dell'ingresso a doppio fornice, a pianta rettangolare.

Dell'originale struttura in opera quadrata rimangono soltanto le impronte dei blocchi e alcuni conci degli archi. L'impianto della viabilità di Peltuinum è ortogonale all'asse centrale della via Claudia Nova, che attraversa in senso longitudinale la città.

Castel Camponeschi
Si trova sopra un'altura che sovrasta Prata. Rappresenta il tipico castrum medievale, composto dalle mura, fuse con le case, in modo da garantire una protezione totale del villaggio fortificato, a guardia della valle di Navelli.

Fu costruito in epoca longobarda, e successivamente ristrutturato alla maniera dei borghi toscani, come quello di Monteriggioni.

La struttura ha pianta ellittica delimitata da due grandi torri poligonali con porta di accesso, e da tracce di altre torri minori intorno al perimetro. L'interno è caratterizzato da case fuse con le mura, e dai due edifici più importanti centrali: il palazzo ducale e l'ex chiesa di San Pietro.

Chiesa rurale di San Paolo di Peltuinum
Fuori dal perimetro dell'insediamento urbano vestino/romano vi è la Chiesa di San Paolo di Peltuinum, risalente agli inizi del XII secolo, eretta probabilmente da maestranze benedettine riutilizzando le pietre dell'antica città di Peltuinum.

Nella facciata la chiesa presenta un profilo a capanna che secondo alcuni studiosi ha sostituito l'originaria terminazione a campanile a vela, come nella chiesa di Santa Maria di Cartignano a Bussi sul Tirino. Il portale centrale è l'unico elemento decorativo di rilievo, gli ampi stipiti sono leggermente aggettanti e creano un piccolo avancorpo che sale fino alla cornice di imposta del timpano.

Le due cimase sono lavorate in larghe foglie d'acanto, mentre nessuna decorazione arricchisce l'architrave e il giro dell'archivolto. Accanto sono inseriti, nella cortina, due rilievi di leoni. Lo spazio della lunetta mostra una cortina muraria che ricorda l'opus reticulatum; al di sopra del portale si trovava un rosone descritto da Carlo Ignazio Gavini nel manuale d'arte in Abruzzo come uno dei più antichi della regione, rubato nel XX secolo. Lungo i fianchi dell'edificio delle piccole monofore sono sovrastate da ampie finestre rettangolari, realizzate in seguito alla ricostruzione dopo il terremoto del 1703.

A destra si aprono due portali di tipo benedettino: uno immette nella navata minore, l'altro oggi murato ha decorazione dell'Agnus Dei, e immetteva al transetto. La chiesa mostra in maniera evidente i legami con i cantieri benedettini dell'Abruzzo (come le abbazia presso la Majella), anche se però manomesso a causa dei vari terremoti. Ha pianta a croce egiziana (T), con navata centrale presentante una cortina muraria in pietra concia, ritmata da una teoria di cinque arcate cieche, poco aggettanti, con lesene a capitelli lavorati con il semplice motivo definito dal Gavini "cornice benedettina".

La parete di sinistra avanza di circa un metro e non presenta decorazioni, fatto il ripiego di materiale di spoglio, con colonne di età classica romana. Attraverso un arco gotico trionfale si accede al presbiterio, rialzato di due gradini. Ancora un'asimmetria caratterizza il transetto, il cui braccio a destra è inframmezzato da due arcate a tutto sesto, ricadenti su un pilastro centrale dalla semplice cimasa; a sinistra apre verso il vano rettangolare tramite un'unica ampia arcata, sempre a tutto sesto. La copertura a travi di legno è stata ricostruita con il restauro del 1982, perché in origine era a volta a botte in stucco, ossia un rifacimento tardobarocco dopo il sisma del 1703.

Chiesa di Santa Maria di Centurelle
Si trova nel territorio comunale di San Pio delle Camere, al confine con Caporciano, nel mezzo della piana di Navelli.

Ha un aspetto rinascimentale sobrio, con pianta rettangolare molto elevata: il portale romanico è inquadrato da una cornice cinquecentesca classica, con timpano triangolare.

La parte mediana è divisa da cornice, quella superiore è dominata da un grande oculo per far entrare la luce. L'interno a navata unica è in stucco bianco tardo barocco, con presso l'altare un'icona bizantina della Madonna col Bambino.

Chiesa di San Martino di Tussio
La chiesa è una delle più importanti della zona, nonché delle più antiche, situata nella frazione Tussio. La chiesa sorse presso il vecchio castello, intitolata a San Martino, benché il patrono di Tussio sia San Giuseppe, al quale è dedicato un piccolo oratorio barocco annesso alla chiesa stessa. La chiesa è del XV secolo, con rifacimenti barocchi dopo il terremoto del 1703.

Nel 1928 è stata profondamente restaurata, specialmente nella parte sterna, poiché la struttura versava in degrado. La quattrocentesca chiesa presenta una facciata molto sobria, ricostruita nel 1928, divisa in due da cornice marcapiano, e terminate con timpano triangolare. Solo il portale ha un architrave con decorazioni geometriche, ed è rimasto inalterato nel corso del restauro, poiché la vecchia facciata era molto grezza, priva di interesse artistico, con mattoni faccia vista.

L'architrave del portale ha cinque fiori in girali a rilievo, il campanile principale ha pianta poligonale (a forma ottagonale sul retro, con base cilindrica, e verso la facciata è piana) ed è una torre. La facciata dell'oratorio di San Giuseppe è leggermente più movimentata, con il portale sormontato da un nicchia con affresco del santo, affiancata da due finestre ellittiche. In alto a destra sorge il campanile a vela.

L'interno è a navata unica, con sei cappelle laterali. La prima a sinistra conserva un affresco degli apostoli San Filippo e San Giacomo, nella parte superiore ha una scritta dedicatorio alla famiglia De Palmerus, che dette l'incarico di realizzazione nel 1700. La cappella conserva anche un fonte battesimale con vasca e piedistallo esagonali, ed il fusto formato da tre delfini attorcigliati, che con la coda sorreggono un capitello cilindrico, su cui poggia la vasca.

La seconda cappella (seconda a sinistra) è dedicata a Sant'Antonio abate, con pala d'altare raffiguranti Sant'Antonio abate e Sant'Antonio di Padova al cospetto della Madonna (1687); nello stucco di coronamento c'è un'iscrizione latina, e una statua raffigurante San Luigi Gonzaga. La terza cappella a sinistra è dedicata alla Madonna del Rosario, con pala d'altare raffigurante la Vergine con i Quindici Maestri e altri pellegrini, realizzata da Bernardino Michetti nel 1617.

La cappella collega all'oratorio di San Giuseppe: presso la porta c'è una tela di San Tussio in vesti di eremita con la Bibbia in mano (XVII secolo). Sulla parete frontale ai lati dell'altare maggiore, ci sono due nicchie con statue di Cristo del Sacro Cuore e della Madonna Immacolata. A destra dell'altare presso la sacrestia si trova la statua lignea della Madonna Addolorata realizzata da Luigi Guacci da Lecce.

L'altare maggiore è in stucco policromo e marmi del XVII secolo, composto da pala centrale con il Cristo risorto, con ai lati due nicchie (a sinistra c'è San Martino e nell'altra San Giuseppe). Sul lato destro della prima cappella ci sono due nicchie con statue di Sant'Antonio e San Vincenzo, ed un confessionale in legno intagliato.

La seconda cappella è dedicata a San Giuseppe, con statua del santo e dedica latina. La terza cappella di destra era originariamente dedicata all'Addolorata e ora a Sant'Anatolia, ed è stata restaurata nel 2003. La statua lignea è di Ferdinando Perangrey di Ortisei. L'ingresso della chiesa è sormontato da una cantoria sorretta da due colonne di pietra, ai lati due nicchie, in quella di destra la statua di Sant'Emidio, mentre l'altra è vuota.

Entrando a destra ci sono un'acquasantiera in pietra con fusta e basamento lavorato e vasca esagonale. Nell'interno sopra il portale c'è la cantoria con l'organo, sorretta da due robuste colonne di pietra. L'insieme tutto dell'interno è ornato da stucchi barocchi, il soffitto è istoriato, dipinto da Giuseppe Donzelli (1450). Nella sacrestia si trova il busto ligneo dipinto di Sant'Emidio (XVII secolo) e un capitello bizantino a palmette, appartenuto forse ad un ambone.

Chiesa di San Nicandro
Si trova in posizione decentrata nell'abitato omonimo, in Piazza della Chiesa. Fu costruita prima del XII secolo, anche se l'aspetto attuale è frutto di rimaneggiamenti dovuti a terremoti, specialmente per quello del 1703. La chiesa principale è composta da una pianta rettangolare, con cupola ottagonale posta sopra il presbiterio; il campanile a vela è posto nella parte retrostante. La facciata è tripartita e a salienti, inframmezzata da cornice marcapiano, e verticalmente da due paraste.

Il contesto è molto semplice, con piccole decorazioni barocche nelle cuspidi a palle presso i vertici dei due lati estremi, e da un timpano triangolare presso la sommità. In asse con il portale c'è nel mezzo al centro un finestrone rettangolare. L'interno è in stile barocco, conservando di originale solo la pianta a tre navate.

Da Prata D'Ansidonia proseguire in direzione Barisciano

Il territorio comunale fa parte della Comunità montana Campo Imperatore-Piana di Navelli e parte di esso rientra nel territorio del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga costituendone di fatto una delle porte di accesso nella sua parte meridionale.

Castello recinto - Castello di Barisciano.
Il castello a recinto fu fondato nell'XI secolo sopra un colle montuoso che sovrasta il borgo medievale.
Partecipò alla fondazione della città dell'Aquila ed il 23 aprile 1424 venne attaccato e distrutto da Braccio da Montone durante l'assedio alla città, ne rimase comunque a far parte fino al 1529, per poi diventare feudo di famiglie aristocratiche. Attorno al XVI secolo perse il suo ruolo difensivo e venne abbandonato.

Chiesa di San Flaviano Vescovo
Si tratta della chiesa parrocchiale, ricostruita nel 1733 dopo il grave terremoto del 1703, ma nota nelle fonti fin dal XII secolo: del 1109, ad esempio, è un documento contenuto nel Regesto della Diocesi di Valva in cui si annota il passaggio giurisdizionale della chiesa alla stessa Diocesi; ciò ne colloca la fondazione nei secoli precedenti. La chiesa ha pianta medievale rettangolare, con esterno in robusta pietra.

Ha una facciata decorata da portale barocco in stile classico e un rosone al centro. Il campanile è una torre con un piccolo tetto. In seguito al sisma del 2009, la chiesa è stata dichiarata inagibile e chiusa al pubblico.

Santuario della Madonna di Valleverde
Si trova accanto al paese, presso il cimitero. La chiesa è stata completata nel 1580 e ha aspetto rinascimentale. La facciata è divisa in due livelli da una cornice: il semplice portale ha una lunetta curva con bassorilievi, e la parte superiore della facciata ha una vetrata centrale incastonata in due colonne che formano quattro bucature eguali.

È affiancata da due piccole finestre con architrave rinascimentale.

Il campanile è a vela. In seguito al sisma del 2009, la chiesa è stata dichiarata inagibile e chiusa al pubblico.

Convento di San Colombo
Appena fuori dal paese si trova il convento francescano di San Colombo del XIV secolo, oggi sede del Centro ricerche floristiche dell'Appennino San Colombo, in cui vengono conservate e studiate numerose varietà di semi, di cui circa 235 soprattutto della flora appenninica e altre 46 di specie agronome autoctone; nel centro è presente anche un Herbarium Apenninicum con i suoi 40000 campioni.

Sono in corso di progettazione un orto botanico e un Museo sulla fitodiversità del Parco.

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